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Intervista a Susanna Garavaglia

di Roberta Piliego

Come è nata l’idea di questo “romanzo multidimensionale” dal titolo Stavolta Sarò Femmina?
Mi è difficile dirlo, perché questo romanzo è un intreccio tra due idee arrivate in tempi diversi, ma poi arricchite da continue ventate d’ispirazione alle quali non ho mai potuto dire di no. Ricordo che tempo fa, ero a Sestri Levante nella Baia del Silenzio, per me sempre fonte di ispirazione creativa. Verso sera guardavo il mare e lo vedevo luccicare; mi piaceva fissare le stelle di luce nell’acqua e seguire con lo sguardo quel volo sempiterno eppure così nuovo. Una situazione canonica, quasi scontata, assolutamente poco interessante da raccontare.
Avevo un quaderno con me e, improvvisamente, mi è arrivata un’improbabile Annunciazione ad una futura madre mentre stava preparando una minestra di verdura. “La creatura che porti in grembo è voluta dal cielo..(…) Vengo a sapere di essere la Madonna del terzo millennio di fronte a una montagna di verdura cruda. Con tanto peperoncino. Oscar, masticando lentamente un sedano, aggiunge soltanto:«Questa volta sarà femmina.»” Così è nata l’idea di dar vita a una delle due protagoniste di questo mio romanzo a due voci; l’anima che sta per scendere sulla Terra in missione speciale e la futura madre, una quarantenne milanese figlia delle mie stesse crisi di panico.

Ci sono state delle coincidenze significative nella tua vita durante la stesura del romanzo?
Una marea. Direi che tutta la trama si è sviluppata intorno a continue coincidenze significative. E io mi sono affidata al mio timone interiore, seguendo la scia che sembrava indicarmi una strada. Ho abbandonato ogni controllo, mentre la storia si scriveva da sola. Qualche esempio? Quando stavo scrivendo questo libro è arrivato nella mia casella di posta elettronica un file con il Magnificat cantato da Mina. All’istante l’ho fatto diventare un elemento fondamentale nello sviluppo della vicenda. E così è stato per ogni incontro, notizia interessante o particolare. Mi sembrava di essere Pollicino che, seguendo i sassolini a terra, cercava la strada per ritornare a casa. Ecco, in un certo senso questo mio romanzo è stato un ritorno a casa.
A proposito di casa e di coincidenze, gran parte del racconto si svolge a Milano in una casa di via Madonnina, al 125. Si tratta, sia nella realtà che nella storia, di una strada con poche abitazioni, tanto che la protagonista per trovarla conta centoventicinque passi da Piazza del Carmine e poi entra in una realtà parallela, non visibile ad occhio umano. Un giorno mi sono divertita a contare centoventicinque passi da Piazza del Carmine e mi sono ritrovata proprio di fronte al portone di una casa di via Madonnina. Né un passo in più, né un passo in meno. E proprio lì, davanti all’entrata, ho visto un signore non molto alto, dall’età indefinita, che indossava un completo color malva. Soltanto chi ha letto questo mio romanzo può capire perché io sono restata a bocca aperta di fronte a quel signore, ma non voglio togliere la sorpresa e quindi passo oltre.
Anche la presenza di Marco Berry alla presentazione del romanzo in Mondadori è una coincidenza significativa: l’ho invitato perché mi faceva piacere avere accanto a me un uomo così sensibile all’intelligenza del cuore, ma solo dopo il suo sì, ho collegato la costante presenza di misteriosi senza tetto milanesi nel mio romanzo e “Invisibili”, la sua trasmissione dedicata proprio a questo argomento.
L’incontro con l’editore Pietro Abbondanza è nato per un’intuizione improvvisa una notte mentre ero al computer. Ho mandato al suo sito “Stazione Celeste” un messaggio chiedendomi perché lo stessi facendo. L’ho capito solo in seguito. Ancora prima, mi ero ritrovata iscritta alla sua mailing list senza quasi rendermene conto. E poi l’ho incontrato su un treno, mentre andavo a Roma, e così abbiamo avuto occasione di progettare questa nostra collaborazione.
Tornando alle coincidenze, ho scritto un capitolo in cui la protagonista si ritrova nuda nella Fontana di Trevi e pochi giorni dopo una donna milanese è veramente entrata nuda in quella fontana suscitando scalpore e attivando i mass media. Qualcuno che ha già letto il romanzo sostiene che questa storia abbia una forza attivante, anche a proposito della procreazione… definendolo addirittura “alchemico”. Ma questo è un caso, soltanto un caso…

Perché l’anima che sta per scendere sulla Terra potrebbe essere Gesù che sceglie di rinascere donna?
C’è un’anima che sbircia dall’altra dimensione e scosta un po’ il velo per guardare quello che succede sulla Terra, dove sta per essere inviata in missione speciale. L’anima deve scegliere una madre e un padre e decidere se nascere maschio o femmina. Consapevole della rinascita cristica in ognuno di noi, guiderà uno stuolo di Nuovi Bambini che hanno il compito, tutti insieme, di aiutare ogni essere umano a ritrovare in sé la propria parte divina, a riconoscere il Cristo che è in ciascuno.
Ho affidato questo compito a un Messia donna perché credo che sia il tempo d’integrare il potere creativo del Dio Madre, del femminile divino così distorto nell’immaginario collettivo che si è sempre riconosciuto in un Cristo Maschile. Se l’energia cristica in sé non ha sesso, ma ha compenetrato la figura di Gesù che era un uomo, perché mai non potrebbe oggi incarnarsi in una donna? Questo è il tempo dell’integrazione delle due energie. L’uomo sa ben distinguere una rete da un colabrodo e sa usare la rete giusta in modo giusto per fare una buona pesca; questo è già stato fatto. Una donna sa riconoscere con amore che ogni maglia della rete fa parte di qualcosa di più grande, ma sa anche che in quella maglia, come in ogni altra, c’è quel punto di luce che la rende unica, indispensabile, regale per diritto divino di nascita.

Parli di velocizzazione del tempo, cambiamento vibrazionale, inversione dei poli…
Non ci siamo fatti mancare niente. Parlo anche di codice genetico, DNA, finestra decisionale, balene e delfini, cambiamento climatico, biodiversità e tanto altro ancora. E questo è tutto vero.

Come mai, in quasi ogni capitolo, c’è una ricetta di cucina e la presenza di homeless?
Il cibo e i senzatetto si rivelano, man mano che il romanzo snoda la sua trama, elementi essenziali per la risoluzione del mistero che accomuna i vari personaggi e la strana Fabbrica in via Madonnina. Mi spiace, ma non posso dire di più…!

Un episodio chiave per la risoluzione di un mistero così “spirituale” si svolge a Roma, in una chiesa tra il vociare del Gay Pride. Vuoi spiegarmi la scelta della location?
La protagonista-madre intuisce che sarà in quella chiesa la soluzione del grande mistero che le consentirà di concludere la sua missione e preparare il terreno all’arrivo della figlia. Ma proprio grazie al Gay Pride il suo viaggio a Roma si colora di nuove sfumature, alle quali lei certamente non si sottrae. Tutta la vicenda si snoda seguendo piste che non seguono il pensiero lineare, ma quello circolare: di fronte a un bivio i personaggi scelgono guidati dalle coincidenze per loro significative e dalla propria intuizione, che non mente mai. E cosa è l’intuizione se non la capacità di entrare in presa diretta con il pensiero di Dio, di quel Dio che è dentro in ciascuno di noi? I personaggi di questo romanzo hanno capito che quando si desidera veramente qualcosa tutto l’universo cospira per la sua realizzazione.
Un grande respiro questo “co-spirare”, “respirare con”, che s’intreccia con la forza di una fertile immaginazione di cui i vari personaggi sono dotati… Immaginare altro non è che “in-me-mag-agere”: portare in me la condizione di Mago. Quel Mag che nella sua radice sanscrita significa “conoscere”. Il Mago che agisce in ognuno di loro, ma anche in ognuno di noi, in me che ti sto parlando, in te che stai scrivendo ed in te che ora ci leggi, è quel mago che conosce così bene le leggi di Natura da poter andare oltre e trasformare. Il Gay Pride è una buona opportunità che si coniuga con il mistero nascosto in San Giovanni in Laterano. E qui anche la grande Mina ci ha messo del suo…

Appunto, Mina che, nel tuo romanzo, ha un ruolo importante. Ma perché proprio Mina?
Perché già il suo nome è una deflagrazione in positivo; perché la sua vita è stata giocata sulla libertà di essere quello che era e che è. Nulla e nessuno ha fermato la grande Mina che, anche quando ha deciso di uscire dalla scena televisiva l’ha fatto con eleganza, arte e creatività. E’ una donna che non ha esitato a entrare nel proprio progetto di vita, già così evidente nel suo nome. E così nel mio romanzo quell’energia del femminile che lei ha incarnato per anni con coerenza, ritorna grazie alla sua voce per… Ma qui mi fermo, sta a chi legge scoprire cosa ci va dopo quel “per”…



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